Riceviamo e pubblichiamo:
di Massimo Passaro
Venerdì, Avellino ha vissuto una giornata bellissima, sole alto, aria tiepida, quasi estiva.
Eppure, come nell'80 – con un mese d’anticipo – la terra ha tremato di nuovo.
Molti di noi ricordano ancora quel terribile 23 novembre, le scosse, la devastazione, la disperazione di un’intera Irpinia.
Ricordiamo anche il Presidente Pertini, accorso tra le macerie, non per una cerimonia ma per condividere il dolore di un popolo ferito.
Dopo quasi mezzo secolo, è inevitabile chiedersi che cosa abbia fatto la politica per prepararci a un nuovo terremoto?
La risposta, purtroppo, è amara.
Se la scossa di ieri fosse durata qualche secondo in più, Avellino e l’Irpinia sarebbero ripiombate nel 1980, con danni incalcolabili e, forse, con vite spezzate.
Un’amministrazione seria dovrebbe avere piani di sicurezza, piani di evacuazione e punti di raccolta in caso di emergenza sismica.
Siamo in una delle zone più a rischio d’Italia, costantemente monitorata dagli osservatori sismici, eppure l’ultimo piano di evacuazione risale all’epoca del sindaco Di Nunno.
Da allora, gli amministratori hanno preferito occuparsi di arredi urbani e feste di piazza, come se fossero direttori artistici piuttosto che custodi del bene comune.
Avellino vive da anni senza una visione, una strategia, una conoscenza reale dei propri problemi strutturali.
Ogni nuova giunta sembra limitarsi a gestire l’esistente, senza mai pianificare il futuro.
Nel frattempo, le scuole che visito – grazie anche al contatto con tanti giovani tramite TikTok – raccontano una realtà drammatica.
Edifici vecchi e sovraffollati, costruiti oltre cinquant’anni fa, spesso non adeguati alle norme antisismiche.
Lo stesso vale per il Tribunale di Avellino, dove si interviene a pezzi, dimenticando che già anni fa un presidente del Tribunale aveva segnalato ufficialmente la pericolosità della struttura.
Mi chiedo:
-
Le scuole fanno ancora esercitazioni antisismiche?
-
Gli studenti sanno cosa fare e dove andare in caso di scossa?
-
E noi cittadini, se ci fosse un evento come quello del 1980, sapremmo dove radunarci?
- Avevamo elaborato una proposta di legge per favorire la messa in sicurezza sismica delle abitazioni, attraverso un sistema di incentivi sostenibile.
Non il 100% di contributo, ma una percentuale più realistica, accompagnata dalla possibilità di cessione del credito in modo controllato, coinvolgendo banche e ABI.
Una misura concreta per aiutare le famiglie a rendere sicure le proprie case, anche in un periodo di crisi economica e occupazionale come quello attuale.
Perché i bonus al 50% e le detrazioni in dieci anni non servono a nulla per chi non ha redditi capienti, professionisti in regime forfettario, pensionati, famiglie in difficoltà restano escluse.
Serve invece una politica seria, capace di affrontare le vere emergenze del Paese: la sicurezza sismica prima di ogni altra cosa.
Avellino non ha ancora imparato la sua lezione.
E così, ogni volta che la terra trema, ci ritroviamo spaventati, impreparati e senza una guida.
La vera rivoluzione – quella che salva vite – non è fatta di parole, ma di piani, prevenzione e responsabilità.
Nessun commento:
Posta un commento