Giornale d'informazione e commento di quanto accada sul territorio avellinese. Acquisto libri con e-mail: jki74@libero.it

lunedì 20 ottobre 2025

Avellino: l’ipocrisia come progetto politico

 Laura Nargi e Gianluca Festa

Avevamo apprezzato Fulvio Martusciello quando si era scagliato contro Fratelli d’Italia per la candidatura dell’impresentabile Gianluca Festa, ricordando che la destra non dovrebbe essere il refugium peccatorum degli esclusi da altri partiti.

Parole sagge, che sembravano il segno di una svolta etica.

Invece, la coerenza resta e permane quale difetto e l’opportunismo una virtù.
Eppure, eccoci di nuovo di fronte al paradosso: il vice dell'ex sindaco Festa, immortalato dalle telecamere della Procura, Laura Nargi, approda nel partito che fu di Berlusconi, quasi fosse un personaggio appetibile e qualificante.

L’ipocrisia, ancora una volta, è stata eletta a ragione di vita.

Ogni residuo di coerenza ideologica si dissolve davanti all’unico vero interesse: la conquista del potere.
Non importa il colore politico, ma la possibilità di raggiungere la stanza dei bottoni.

Anche a sinistra, indagati e imputati aggirano lo stigma degli impresentabili confluendo armi e bagagli dall’altra parte, come se fosse una semplice formalità, un cambio d’abito di circostanza.

Siamo all’intollerabile della natura umana, sempre più rivolta al cazzismo e sempre meno al servizio della comunità.

Una comunità che, a sua volta, garantisce la sopravvivenza di questo sistema con una fedeltà elettorale cieca, priva di ogni attesa morale o ideale.

E mentre Roberto Fico viene guardato con sospetto per aver proposto di liberare la sanità dalla politica, Cirielli consolida la propria posizione nel governo con la convinzione che solo la sua guida possa garantire alla Campania l’accesso ai fondi europei — come se il diritto a rappresentare il Paese appartenesse solo a chi sta a destra.

La vera tragedia, oggi, è la chiusura totale del cervello della tifoseria politica, da una parte e dall’altra.

Il popolo non riflette più, non si applica, ma ripete pedissequamente il pensiero di chi ha trasformato la narrazione in realtà, piegandola di volta in volta alle proprie esigenze.

La cortigiana di Landini, espressione che tanto scalpore ha suscitato, non è altro che la resa incondizionata di Meloni agli Stati Uniti — prima con Biden, oggi con Trump.

E il fatto che i due presidenti appartengano a ideologie opposte non ha minimamente incrinato la fede atlantista che il presidente italiano ha elevato a dogma.

Un credo religioso più che politico, che travalica i cambi di scenario e resiste a ogni contraddizione.

Ma guai a mettere in discussione questo legame che serve solo agli Usa che ci stupra un giorno si e uno pure, e al mantenimento del potere in Italia. 

Chi lo fa viene subito tacciato di sessismo, razzismo o antiamericanismo, a seconda della convenienza del momento.

È la solita scorciatoia, accusare per non argomentare.

Un riflesso condizionato di una parte politica che preferisce la comoda etichetta alla fatica del ragionamento.

Questo è il nuovo ambiente sociale e innaturale che si è istituito come filosofia di vita.

Un sistema che non tollera il dissenso, che demonizza il dubbio e che trasforma la complessità in motto, e guai, davvero, a volerlo contrastare.

RDM

Nessun commento:

Posta un commento