Il lazzaretto del Pronto Soccorso al Moscati
Il Pronto Soccorso dell’Ospedale Moscati di Avellino è diventato, purtroppo, il simbolo di un sistema sanitario locale che ha smarrito la propria missione: servire i cittadini.
Una struttura moderna, costata miliardi delle vecchie lire, oggi ridotta a un luogo di disservizi e disorganizzazione che mortifica la dignità di pazienti e operatori.
La realtà è sotto gli occhi di tutti.
Non possiamo continuare a indignarci solo a parole, le cause di questo degrado sono note e affondano nella cattiva gestione politica e amministrativa, che troppo spesso ha preferito logiche di potere e appartenenza alla competenza e al merito.
Negli ultimi anni, la sanità irpina è stata travolta da scelte discutibili, nomine poco trasparenti e una visione centralistica che ha penalizzato interi territori.
Invece di valorizzare le professionalità e le strutture esistenti, si è preferito inseguire interessi personali o di gruppo, generando inefficienze e malcontento.
Una delle pagine più sconcertanti riguarda proprio la gestione degli spazi del Moscati.Non c’era alcuna ragione di aprire una guerra di competenze con il Comune per ottenere nuovi suoli, gli spazi interni esistono, e sono ampi, inutilizzati, perfettamente idonei ad ampliare il Pronto Soccorso.
Eppure si è preferito alimentare contrapposizioni, lasciando che la politica locale dettasse le regole — anche per compiacere chi, da sindaco, aveva trasformato ogni questione amministrativa in terreno di potere personale.
Una scelta miope, che ha prodotto solo ritardi e disagi per l’utenza.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, una struttura che avrebbe potuto essere un modello per l’intera regione è oggi l’emblema di un sistema bloccato da personalismi, ambizioni e rivalità.
La sanità irpina non può più permettersi queste guerre di posizione, servono responsabilità, visione e rispetto per la comunità che ogni giorno chiede soltanto di essere curata con dignità.
La politica assente qui, al Centro Autismo o alle Politiche Sociali, fa spallucce durante gli anni, rivitalizzandosi solo nei periodi preelettorali, perché il cittadino è la mucca da mungere e quando non serve più, mandarla al macello.
RDM

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