La recente apparizione televisiva di Laura Nargi, accolta nel partito da Angelo Antonio D’Agostino, segretario provinciale di Forza Italia, restituisce un’immagine poco edificante della politica locale.
Le sue dichiarazioni, più che delineare una visione chiara o un progetto amministrativo concreto, mettono in luce una certa fragilità nella dialettica e nella capacità di argomentare.
Dietro i sorrisi e le pause studiate, si percepisce l’assenza di una reale padronanza dei temi trattati, mentre le giustificazioni sul suo recente cambio di schieramento appaiono più come tentativi di rattoppo che come spiegazioni convincenti.
La poltrona a cui Nargi fa riferimento non era propriamente sua, ma parte di un assetto politico costruito attorno alla figura di Gianluca Festa, con il quale ha scelto di riallinearsi pur di mantenere una posizione di rilievo nell’amministrazione comunale.
La motivazione da lei offerta — quella di voler portare idee di sinistra all’interno della destra — risulta quantomeno contraddittoria.
Prima di invocare un dialogo tra culture politiche differenti, sarebbe necessario possedere una reale comprensione delle differenze tra progressismo e liberalismo, concetti che non possono essere confusi o piegati alle esigenze contingenti.
Ciò che lascia ancor più perplessi è la leggerezza con cui si sceglie di tornare sulla ribalta pubblica pur consapevoli della possibilità di esporsi a ulteriori critiche.
La riunione sotto la stessa bandiera dei due protagonisti appare più come un gesto di opportunismo politico che di reale rinnovamento: il segno di una classe dirigente che, invece di riflettere sugli errori, sembra volerli rivendicare come trofei.
Episodi come questo non sono casi isolati, ma sintomi di un sistema politico che tende a premiare la sopravvivenza più della coerenza, la fedeltà al potere più della capacità.
Finché il dibattito pubblico continuerà a ruotare intorno a strategie personali anziché a idee, la credibilità delle istituzioni resterà fragile e i cittadini continueranno a sentirsi spettatori disillusi di uno spettacolo che cambia attori ma non copione.
RDM
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