L'imbroglio, il peculato, la corruzione, gli ingredienti del perfetto amministratore, perché la vocazione al servizio e al sacrificio non fanno parte del personalissimo statuto adottato dai nostri rappresentanti, ovviamente salvando la pace di qualcuno.
L'eccezione che conferma la regola, gli indagati puntavano anche al Convitto Colletta e chissà a che altro ancora.
Il caso Dolce Vita che ha coinvolto almeno diciassette persone, non ha frenato e né rallentato le attività delinquenziali di questi disadattati sociali.
Perché meravigliarci se ci accorgiamo che il peggio calca gli uffici degli enti a ogni livello, senza che si alzi un dito, anzi siamo perfino contenti perché sappiamo di poter aggirare le regole, se il controllore appartiene alla razza appena descritta.
Ci vorrebbe una squadra di psicanalisti bravi, per individuare le ragioni che abbiano trasformato una società ridotta qual è la nostra, in una congeria di malavitosi.
E dove si ruba, si attua una politica del menefreghismo allargata a quasi ogni riferimento istituzionale.
Provare a chiamare il Comando della Polizia Municipale diventa un'offesa all'intelligenza, per la volgarità di un centralino che demanda l'utente da un numero a un altro senza mai poter ottenere risposta.
E allora sperare in un servizio alla città che sia degno del nome, rimane una triste aspirazione, alla quale pare che chi non si abitui, diventi un fastidioso reazionario.
Un piccolissimo centro che si ciba di pallone e basta; il tifoso celebra il presidente dell'Us Avellino nonostante sia debitore di oltre un milione, che sarebbe ossigeno puro per le asfittiche casse comunali.
Questa forma cerebrale strana, non pensa che di rimando, quel milione mancante ricadrà sulla sua testa, trasformato in aumento della tassa della spazzatura o in una carenza di prestazioni al cittadino.
RDM

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