Sabato mattina si è riunito al Circolo della Stampa un avamposto della diversità, persone lontane dalle logiche di questa città, asseverate per la presenza in un contesto disuguale.
Non c'è stata la miserevole svendita di anime, che solitamente si espleta negli incontri in cui gli interessi di parte, la fanno da padrone, ma solo un ritrovarsi di mero piacere.
Una speranza rivelatasi sorpresa, le persone hanno avuto diletto nell'ascolto, i relatori si esprimevano privi di alcun retropensiero, presi dalla soddisfazione di farlo.
La rilettura di un libro che diventa metafora politica, lontana dai partiti o dalle insane voglie del potere, restando solo chiave d'apertura, di un pensiero d'onesta visione di una società, che vale in quanto Comunità.
Ma continuiamo a subire un'amministrazione incapace di valutare le dinamiche portanti, di un disegno culturale, tale da agevolare lo sviluppo razionale, di un territorio fin troppo abusato.
Si ricomincia con i festeggiamenti, appena se ne presenti un occasione, ecco partire di gran carriera il sindaco per caso:
San Modestino, il Patrono di Avellino, sindaco, va onorato in Chiesa non per le strade, liberando ancora una volta, la parte peggiore dell'individuo.
Don Pasquale Iannuzzo, vicario vescovile, ha spiegato bene quale sia il rapporto cristiano, con la rimodulazione di una ricorrenza dimenticata.
La festa è tutta di fede, nessun orpello, solo un'immersione dell'anima nella spiritualità, privata di ogni falsità nell'incontro.
Come Gesù guardava Simon Pietro, spiegava il prelato, senza alcun giudizio, ma amandolo, noi dobbiamo apprendere il vero significato di una ricorrenza che santifichi nell'amore e nella purezza del rispetto, allontanando per sempre, l'inganno di una strumentalizzazione personalistica.
RDM
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