I sindaci di tutta Italia a Luglio si riverseranno a Napoli, per
manifestare contro un'Autonomia Differenziata che continuerebbe per legge,
questa volta, a garantire il Nord del Paese a discapito del Sud, dal 1886
figlio di un Dio minore.
Chi sarebbe potuto mai mancare a un incontro così importante per la gente campana e dell'intero meridione, se non Gianlica Festa il prototipo del cazzismo fatto persona..?
Il civico per disperazione, cacciato dal partito democratico a più riprese, si contrappone alle legittime esigenze di un territorio, che pure dovrebbe difendere, penalizzato da una diabolica acredine mista di atavico arrogante io sò io del Settentrione.
Questo signore in fascia tricolore sbiadito, oramai, quasi impallidito dai comportamenti disallineati con il ruolo che avrebbe dovuto salvaguardare e perseguire con determinazione, ci lascia ancora una volta basiti.
La sua guerra personale con De Luca e la Regione ci penalizza da tempo, e la vergogna che produce utilizzando la Città, basta da sola a disegnare il volto puerile e insieme spregiudicato di Gianluca Festa.
Gli spari non c'entrano con le serate in libertà tanto care a lui e al vice Laura Nargi, in ansia da prestazione, racconta.
Festa ormai racchiude in sè condizioni investigative e psicologiche, l'istrione arriva dove gli altri si fermano, il nostro s'intende di bilanci, di giochi notturni, di organizzazione del tempo libero e della caratterizzazione di suoli prima che sondaggi e carotaggi esplicitino qualche risultato.
Insomma, uno stregone misto di saccenteria, con un pizzico di onniscienza, che ancora riesce a farla franca, ma non perdiamo le speranze perché alla fine, qualcosa potrebbe andare storto.
I saccenti, quelli che non hanno dubbi quasi sempre si scontrano con la dura realtà, scoprendo che la sapienza è una condizione limitata dall'imperfezione dell'essere umano.
Piercamillo Davigo, ha fatto della boria una religione, e le sue massime, contrarie al garantismo e alla politica, si sono rivelate solo le certezze di un esaltato.Oggi, dopo la condanna a un anno e quattro mesi reclusione, è ricorso in Appello, il grado di giudizio tanto avversato quando erano gli altri i pregiudicati.
I conti questa volta, tornano, speriamo che non rimangano solo espressione casuale di un'epoca votata alla prevaricazione e all'inganno.
RDM
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