Le mitragliate tra la folla a Napoli.
Una bambina è stata colpita alla testa mentre mangiava il gelato, e molti altri potevano rimanere uccisi dalla sventagliata priva di una visione ragionata del bersaglio.
Piccoli stronzi che quelli più grandi hanno educato a colpi di Gomorra e derivati, proposti e riproposti a sfinimento, tanto da entrare prepotentemente nell'immaginario di menti deboli.
Ad Avellino il pericolo è attraversare gli spazi del Pronto Soccorso al Moscati, per poi trascorrere ore e ore nella speranza di trovare la compiacenza di un infermiere, o di un medico capace almeno di una diagnosi seria.
Purtroppo è molto difficile che si arrivi alla salvaguardia di una vita, e le scelte da testimonianze ripetitive, sono sbagliate e anche diaboliche.
Ormai il morto è nella norma settimanale, la giovane che ha raccontato su facebook, la propria terribile esperienza nella notte tra il 23 e il 24 maggio ultimo scorso, avrebbe dell'incredibile se non fosse che rappresenti la ripetizione di tanti drammi, di cui noi stessi siamo rimasti vittime.
Il lazzaretto della Città ospedaliera è il quotidiano, e la propria continuità la deve al disinteresse generale.
Scriviamo da tanto sullo schifo assoluto che regna al Moscati, sedie a rotelle contingentate così come il personale sanitario, molto ma molto inefficace.
Il primo avamposto istituzionale dei cittadini è rappresentato dal sindaco del territorio.
Stringere alleanze e sinergie con chi si dovrebbe occupare seriamente della salute pubblica, doveva prescindere dalle feste e dalle opinabili invenzioni di rilancio turistico.
Ma Gianluca Festa si bea del supporto idiota, di chi si cibi delle promesse con contorno di confidenza, ai quali il poter interloquire col sindaco, chiamandolo per nome, provoca un orgasmo che forse non raggiungano più da tempo.
Festa sarebbe dovuto intervenire con il Dg del Moscati, Renato Pizzuti, quotidiamente e laddove non avesse riscontrato risultati soddisfacenti per la gente, adire la Procura oltre le molteplici rappresentative istituzionali.
L'ovvio si sa, è difficile da spiegare, gli (a)vellinesi capiscono i problemi solo quando ne siano fatti segno, il cazzismo nostrano è parte del libro che racconti la storia dei luoghi, insieme alla clientela, altra forma patologica che ci condiziona da sempre.
Quando si capirà che Gianluca Festa è uno che facendo il sindaco, ha risolto esclusivamente i propri problemi, significa che Avellino sia cresciuta con una mutazione epica che lascerebbe per sempre un segno nel tempo.
RDM
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