Rampa San Modestino anche ieri chiusa, lavori infiniti per risolvere un problema di disciplina delle acque che va avanti da decenni, come tutto ad Avellino.
Siamo a un anno, dodici mesi, dall'apertura di un cantiere che ha chiuso il quartiere in una prigionia mai annunciata, e i soliti (a)vellinesi, invece di bloccare i lavori e avvertire la Procura, hanno subito.
È questa la forza degli arroganti al potere, la pronazione costituzionale della gente irpina, mai stanca d'essere maltrattata, una forma patologica mutuata negli anni che ha reso il demitismo potente e duraturo.
Il Partito democratico è alla ricerca di qualche nome nuovo e rappresentativo, ma come sempre, le scelte sono le meno opportune, per una ragione e un'altra.
Intanto il sindaco uscente, punta alla rielezione investendo sul nulla cosmico di un elettorato incapace di affrancarsi dalle logiche clientelari, che hanno mandato in soffitta ogni aspirazione di cambiamento, capace di portarci fuori dal percorso demerito che ci relega anno per anno, agli ultimi posti nazionali per vivibilità.
Le denunce di Massimo Passaro vengono commentate sottovoce, nonostante la condivisione ovvia che il cittadino gli riconosca, per una viltà strisciante che non consente il dissenso manifesto.
RDM
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