Maria Morgante, direttore generale Asl e ex contabile di Annamaria De Mita...!
Pandemia...ma che bella parola amava ripetere il compianto Luciano Rispoli, una definizione che forse la signora dal balconcino, ancora non ha interpretato correttamente:
non possiamo permetterci simili generali, caro Governatore, che non valgono un caporale...!
Questa donna in carriera non è adatta al ruolo e si sapeva, ma che metta a repentaglio la vita di una provincia intera per la propria abulica insipienza, è insopportabile.
Il Francipane di Ariano è diventato un lazzaretto grazie all'amica della famiglia De Mita, privo di mascherine, protezioni e attrezzature per la ventilazione nelle unità di terapia intensiva;
non un progetto, una previdenza, un'organizzazione dei tanti nosocomi sotto la sua intransigente disponibilità, ci vede essere la cenerentola delle sanità nazionali con i rischi che leggerete in calce.
La tracotanza di questi personaggi cammina di pari passo con l'imperizia che li focalizza agli occhi dell'adulto dotato di ratio, e se le condotte saltano in città non è colpa dell'Alto Calore che come si sa, è un carrozzone di raccomandati consuma soldi, ma del sindaco Gianfestino che è stato consigliere del Consorzio e che come sempre e in tutto viene colto di sorpresa, quell'improvviso evento che l'incapace non sa prevenire.
Siamo in una situazione parossistica, un termine opportunamente medico che descrive la violenta esasperazione che stiamo vivendo per un'amministrazione inadatta come tutta la squadra che sta conducendo i giochi a ogni livello:
ci stanno portando passo passo alla rovina, dopodiché tutti fuggiranno di gran carriera accusandosi a vicenda, pronti a presentarsi alle prossime elezioni.
RDM
La lettera di Anna.
“Sono oggi qui a scrivere, nonostante il dolore per ciò che è accaduto alla mia famiglia , per raccontare la mia storia.
Tutto ha inizio il 17 marzo quando sia mia cognata
che mio fratello dopo tre giorni di febbre e dopo che nonostante gli
aiuti chiesti alle strutture sanitarie non ottenevano alcuna risposta
concreta, si vedono costretti a recarsi con la propria autovettura
presso l’ospedale il Cotugno.
Mia cognata aveva una forte febbre, mentre mio
fratello aveva tosse e febbre.
Recatisi al Cotugno decidono di fare il tampone solo a mio fratello in quanto aveva tutti i sintomi da coronavirus, mentre a mia cognata decidono di non sottoporla al tampone in quanto aveva soltanto la febbre.
Recatisi al Cotugno decidono di fare il tampone solo a mio fratello in quanto aveva tutti i sintomi da coronavirus, mentre a mia cognata decidono di non sottoporla al tampone in quanto aveva soltanto la febbre.
Il giorno 19 marzo ci arriva la notizia che mio
fratello era positivo al coronavirus ;
a seguito di tale positività il 118 viene a prelevare mio fratello affinché potesse essere ricoverato in un’apposita struttura ospedaliera.
a seguito di tale positività il 118 viene a prelevare mio fratello affinché potesse essere ricoverato in un’apposita struttura ospedaliera.
Tuttavia mio fratello viene tenuto per circa 4 ore
in un ambulanza poiché tutte le strutture erano piene finché si trova ,
finalmente, un posto all’ospedale di Loreto a Mare dove viene appunto
ricoverato.
Giunto in ospedale subito si rendono conto della gravità della situazione e mio fratello viene intubato.
Nel frattempo mia cognata continua ad avere la
febbre, per cui preoccupati decidiamo di insistere nel chiamare i dovuti
numeri telefonici previsti in caso di emergenza.
Il giorno 23 Marzo mia cognata si aggrava, oltre alla febbre compare la tosse e notiamo diventare le sue labbra violacee.
Preoccupata chiamo il centro di emergenza e questi chiede di parlare con mia cognata.
Contattata mia cognata il centro d’emergenza ci
comunica che in realtà lei respira bene e non ci sono presupposti per un
eventuale ricovero o tampone.
Il 24 Marzo,poiché la situazione non migliorava , decidiamo di chiamare nuovamente il 118 .
Contattiamo il 118 verso le ore 10 del mattino fino a quando alle ore 17 finalmente decidono di venire a prendere mia cognata.
Arrivati nell’abitazione di mia cognata trovano la stessa con una saturazione pari a 55.
Mia cognata viene portata in ospedale e dopo
all’incirca mezz’ora ci arriva una telefonata in cui ci viene
comunicato che la stessa era molto grave.
Dopo poco tempo mia cognata muore.
Ad oggi non sappiamo ancora la causa del decesso, in
quanto non è stata mai data la possibilità a mia cognata di poter
effettuare il tampone.
Voglio precisare che nello stesso nucleo familiare
di mia cognata e mio fratello vivono ancora la figlia, il marito è un
bimbo di 15 mesi che hanno deciso ,nonostante il dolore,e per senso
civico di mettersi autonomamente in quarantena.
Nessuna chiamata, nessun aiuto è mai arrivato alla
famiglia, nessuno gli ha imposto di stare in quarantena o tantomeno ha
comunicato loro come devono comportarsi.
È stata lasciata un’intera famiglia in balia delle
onde, completamente abbandonati a loro stessi senza la possibilità di
essere aiutati da chi di dovere.
Voglio dare merito ai nostri medici che hanno
cercato in tutti i modi di salvare l’irreparabile, hanno cercato di
salvare mia cognata ma purtroppo questo non è stato possibile essendo
lei arrivata in ospedale ormai in una situazione gravissima.
Mia cognata aveva soltanto 55 anni, era giovane, era madre ed era nonna, aveva ancora una vita davanti.
Era una donna di grande senso di responsabilità,
infatti, nonostante le sue gravi condizioni fisiche non è mai andata in
ospedale perché voleva evitare che altre persone potessero essere
contagiate nell’eventualità in cui fosse stata positiva al coronavirus.
Nonostante mia cognata sia ormai morta, ad’oggi,
purtroppo, ancora nessuna struttura o chi di dovere ha contattato la
famiglia o si è interessata di tale situazione.
Sarà la rabbia a farmi parlare ma io mi chiedo tutto
questo poteva essere evitato? mia cognata poteva essere salvata?
Il sistema , la prassi era questa?
Si lascia un,intera famiglia ed una donna malata in questo modo ?”
Il sistema , la prassi era questa?
Si lascia un,intera famiglia ed una donna malata in questo modo ?”
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