Angelo, il senza tetto che Paolo Foti aveva cacciato,
morto per il freddo, al Mercatone...!
Il contratto tra Irpinia Ambiente e il Comune prevede delle incombenze con diritti e doveri, che bisognerebbe saper gestire.
Il direttore generale Nicola Boccalone pare sappia leggere solo quelle inerenti al diritto, il suo, e per questo non ha voluto seguire le indicazioni del Sindaco che gli chiedeva il ritiro dell'umido un giorno in più;
però non ha valutato appieno che alla voce dovere, risulti inadempiente.
Le sue leggerezze nella cura del territorio sono sotto gli occhi di tutti, e se poi il Sindaco dovesse contestargli il rispetto del contratto, come reagirebbe questo nobiluomo raccomandato che passa a piè pari dalla sanità beneventana alla spazzatura irpina?
Come si metterebbe, il buon Boccalone, dinanzi a contestazioni continue anche per il pacchetto di sigarette vuoto dimenticato e fotografato?
Quindi caro sindaco Ciampi, come si suol dire, i fessi si stann'a casa, e tutti questi presunti furbi debbono finalmente trovare pace;
i dirigenti, gli operatori, le partecipate e gli stessi assessori, non possono e non devono pensare di vivere in un mondo solitario da gestire a modo proprio senza dare conto, ma devono sentirsi monitorati da una lente d'ingrandimento gigantesca che continui a ingrandirsi ogni giorno sempre più.
E visto che nella giunta già esiste gente che non ci dovrebbe stare, sia per vecchie conflitualità con il Comune, sia perché abili rapaci abituati a mietere dove non hanno seminato e a raccolgliere dove non hanno sparso, parafrasando la parabola dei talenti di Matteo, il lavoro per il Sindaco dovrà essere attento e certosino.
Caro Sindaco, la sua delega alle politiche sociali, è la raccolta dell'infingardaggine più pura e miserevole che anni di putridume hanno derubricato a bacino di voti, determinando disperazione e anche morte senza alcun rimorso.
L'ex assessore Teresa Mele è stata la quintessenza dell'inutilità perniciosa, forse per mera incapacità professionale o caratteriale, ma certo deleteria per un ruolo importante e moralmente coinvolgente più di altri, visti i danni immediati procurabili alla vita umana.
Mentre si continuava a gestire bandi e pochezze d'animo, la gente moriva all'addiaccio o rischiva il rogo per il divertimento di alcuni figli di papà;
ragazzine in erba si prostituivano al centro città, e intanto la povera gente senza casa, aspettava e aspetta i comodi di Michele Arvonio, in tutt'altre faccende affaccendato.
Una montagna di difficoltà che non sarà facile, se l'amministrazione durasse, risolvere:
sistemi, clientele, padrini, la triste e ignobile storia di una città disamorata, preda della strafottenza.
Difficile sconvolgere una realtà di abominio così ben organizzata.
RDM
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