Lei non sa chi sono io...
Avellino è questa, purtroppo,
una città rivisitata da personaggi per nulla innamorati della terra che amiamo;
loro venivano da altrove,
forse complessati dai luoghi contadini che li avrebbero contraddistinti per
sempre, hanno determinato la fine culturale e imprenditoriale tanto per
sfregiare e basta.
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E le menti deboli, i Rioni periferici, i
bisognosi e anche quelli che per puro spirito servile, riconoscendosi
intimamente inferiori, cercavano una propria indebita riabilitazione, li hanno
resi forti e sempre più implacabili.
E siamo qui a leccarci le
ferite, a scontrarci quotidianamente con un tessuto sociale infimo di gente raccomandata
di padre in figlio;
i tanti che ancora pensano di
non dover niente a nessuno, ignorano di essere esercizio del compromesso e della
vergogna.
Le difficoltà di poter
scambiare un pensiero compiuto si appalesano violentemente;
dobbiamo combattere contro la
scostumatezza e l’arroganza che un’agiatezza economica hanno determinato quale status simbol.
Continuando la sottomissione
culturale, i cosiddetti professionisti usano e abusano dei clienti,
dimenticando chi è che porta il denaro.
Alcuni avvocati, per esempio, forti delle difficoltà degli assistiti, le
usano per intimorirli ribaltando così i ruoli.
E gli avellinesi stupidi, abituati
al colonialismo, hanno creato questa situazione inedita: chi viene pagato
dispone di chi paga…!
Una legge di mercato al
contrario di cui questi pseudo professionisti, boriosi e il più delle volte
incapaci, si beano, scrivendo una nuova filosofia professionale: se la sentenza
è favorevole è bravo l’avvocato, al contrario è stupido il giudice…!
Ovviamente chiunque abbia il
giusto numero di neuroni, capisce bene i limiti psichici con cui ci confrontiamo;
l’idiozia è una condizione che
stravolge anche chi abbia cellule intellettive funzionanti: farsi condizionare
da idee precostituite, corroborate da potenti io sono, io ho fatto, io potrei o potrò, diventa la linea di demarcazione del disturbo
mentale.
La signora (?) che per troppo amore ha voluto lasciare su un balcone a morire il proprio cane, è un altro
esempio, ma guai a cercare di far capire a chi è tarato ma non lo sa, quanto ci
sia di diabolico nella scelta.
Cari lettori, abbiamo questo
macigno sulle spalle che ogni mattina ci piega un pò di più, e se Paolo Foti
sappiamo che è un incubo dal quale prima o poi ci sveglieremo, questi soggetti
che costellano l’universo cittadino ormai ci hanno rovinato l’esistenza e il
tempo che sta finendo.
RDM
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