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sabato 16 aprile 2016

Avellino ed il suo sindaco detto faccia di pietra...



La città è piccola e ci conosciamo tutti; 

Paolo Foti l'abbiamo sempre intravisto, mai da protagonista in qualcosa, sempre e solo una comparsa che cercava di servire qualcuno per raggiungere il proprio scopo.

Lo trovavamo a casa di Giuseppe Gargani, lui apriva la porta e ci faceva accomodare, e noi lo guardavamo  con lo stesso interesse con cui ci si accorge della tinteggiatura o dei parati sulle pareti.

Negli anni lo si incontrava davanti al barbiere Martino dirimpettaio della  Chiesa delle Oblate;

sedeva su una seggiola insieme a qualche altro e godeva del fresco.

Improvvisamente, ce lo ritroviamo imposto candidato dal Pd, e quindi da Nicola Mancino, che azzera molto democraticamente le primarie appena iniziate, mortificando il lavoro di Ermete Gabrieli, certo personaggio di ben altra fattura.

Beh, pensiamo, Paolo Foti che non abbiamo mai frequentato perché di altro pianeta, sarà un "cervello" che non abbiamo mai avuto la fortuna di apprezzare: certo ce ne farà vedere delle belle, una volta insediatosi sullo scranno più alto del Comune di Avellino.

E così è stato, signori, il sindaco super gettonato, chissà perché,  è stato veramente speciale: ha superato di gran lunga tutti suoi predecessori per numero di dimissioni, per le sue ordinanze idiote che hanno fatto il giro d'Italia, non in bici, per il numero delle sue giunte, per gli avvisi di garanzia a iosa, per le figure barbine quando legge e per la volgarità della sua gestione attenta agli amici degli amici ed assolutamente insensibile ai problemi veri.

www.orsettodigimmi.blogspot.it

Questo è Paolo Foti, ma non devo spiegarlo ancora perché manco i ciechi non se ne accorgerebbero, e se qualcuno si distraesse, beh ci sono i suoi assessori, che salvando la pace di uno, forse due, sono la triste fotocopia di chi li ha nominati: uno per tutti l'ineffabile e fuori dal reale, Arturo Iannaccone, il nessuno per eccellenza che estromette un suo assessore per prenderne il posto...!

Chiudendo, ieri quest'uomo tutto d'un pezzo, dalla schiena dritta, onesto tre volte, d'altri tempi e tutto quanto dice di sé, si è trovato un'altra volta a misurarsi con le sue figurelle: la maggioranza l'ha lasciato solo a presentare a se stesso il suo capogruppo detto la quaglia di De Mita, tale Enza Ambrosone, che alla faccia del buon gusto e del rispetto dei consiglieri che nel Pd hanno combattuto e sofferto, si è presentata toma toma in Consiglio comunale.

Manco quest'ultimo brutto colpo alla dignità ed all'amor proprio ha  incrinato la faccia di pietra di questo signore che abituato a servire, evidentemente ci ha fatto il callo.

RDM






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