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sabato 8 novembre 2025

Avellino: se resteremo nelle mani di gente come Festa e Nargi, il futuro è già scritto..!

 

La stagione amministrativa guidata da Gianluca Festa e sostenuta, in diversi momenti, da Laura Nargi resta, per molti cittadini avellinesi, un periodo che ha lasciato solo ombre e nessuna luce. 

Le vicende amministrative, le scelte politiche contestate, i toni spesso sopra le righe e la narrazione costante di una presunta battaglia contro il sistema hanno portato Avellino al centro dell’attenzione nazionale in modo tutt’altro che lusinghiero.

Oggi, nonostante le polemiche ancora aperte e gli accertamenti giudiziari in corso, alcuni protagonisti di quella stagione tentano di tornare in scena rivendicando risultati, visioni e capacità che una larga parte dell’opinione pubblica non ha riscontrato nella realtà amministrativa vissuta. 

Ciò che colpisce non è il legittimo diritto a ricandidarsi, quello non è mai in discussione, ma il tono. 

Una comunicazione politica spesso improntata alla sfida, alla personalizzazione del conflitto, alla rivendicazione di un ruolo quasi salvifico.

Nargi presenta il proprio percorso come un’esperienza amministrativa capace di produrre sviluppo, mentre Festa si propone come figura che avrebbe subito ingiustizie e processi politici, arrivando a raccontare il proprio contenzioso con la magistratura come una battaglia di civiltà. 

È una narrazione che ribalta il senso comune, da amministratori sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica e delle istituzioni di controllo, a protagonisti di una lotta personale contro un presunto accerchiamento.

E tuttavia, quello che molti avellinesi ricordano è altro, una città divisa, scelte amministrative discusse, e una sovraesposizione mediatica che ha finito per sovrastare contenuti e risultati. 

È comprensibile, quindi, che una parte consistente della comunità guardi con preoccupazione al ritorno di questo protagonismo politico.

La politica locale, soprattutto in una realtà delicata come Avellino, non può ridursi a narrazioni identitarie o a contrapposizioni urlate. 

C’è bisogno di responsabilità, misura, progettualità e, soprattutto, capacità di ascolto. 

Riproporre schemi già vissuti e già contestati rischia di trascinare la città nuovamente in una stagione di conflitto sterile, in cui le energie si consumano in tensioni personali e non in costruzione di futuro.

Avellino ha già pagato abbastanza.

RDM

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