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lunedì 10 novembre 2025

Avellino: la politica del così fan tutti non è una giustificazione..!

Condannato nello scorso maggio, a tre anni e quattro mesi di reclusione..!

La recente presa di posizione di Edmondo Cirielli, oggi rappresentante del Governo, merita qualche riflessione. 

Nel tentativo di difendere l’inserimento di Gianluca Festa nelle liste che dovrebbero sostenere la candidatura alla presidenza della Regione Campania, Cirielli ha liquidato come polemiche paesane le osservazioni relative alla posizione giudiziaria dell’ex sindaco di Avellino. 

Gianluca Festa è attualmente a processo con contestazioni pesanti, tra cui l'associazione per delinquere, altro che polemiche paesane, signor Cirielli, il rinvio a giudizio ha evidentemente un significato diverso dalle sue sciocche elucubrazioni.

Non pago, il viceministro ha richiamato a giustificazione un altro caso, quello di Enzo Alaia, anch’egli coinvolto in un procedimento per presunti concorsi falsati, ricordando che è stato candidato da Roberto Fico. 

Un argomento che si sintetizza nel più noto così fan tutti, come se la ripetizione di una scelta sbagliata la rendesse improvvisamente giusta. 

Si vorrebbe però ricordare al viceministro che la sua responsabilità è verso gli Italiani, non nei confronti dell’ex presidente della Camera, e che l’etica pubblica non è un accessorio ornamentale da salotto, ma un principio che dovrebbe guidare chi ricopre un ruolo istituzionale.

La decisione di puntare su Festa, interessante quale presunto detentore di un pacchetto di voti determinante per l’assetto politico regionale, è un’operazione che guarda al calcolo elettorale più che al decoro delle istituzioni. 

Il suo mandato alla guida del Comune di Avellino non verrà ricordato per servizi e risultati a favore della cittadinanza, ma per una lunga sequenza di appalti, concorsi e incarichi finiti al centro delle indagini della Procura. 

Non è compito di questo giornale stabilire colpe o assoluzioni, sarà la magistratura a farlo. 

Ma è legittimo discutere l’opportunità politica e morale di una candidatura in tali condizioni.

È vero, la legge consente a un indagato, e perfino a un imputato, di ripresentarsi.

Tuttavia, c’è una differenza tra ciò che è possibile fare e ciò che è decoroso fare. 

In momenti come questo, chi avesse davvero a cuore la comunità dovrebbe mantenere un profilo basso, riconoscendo almeno la responsabilità di aver contribuito, anche involontariamente, a danneggiare l’immagine di un territorio già provato.

E invece accade che l’educazione diventi percepita come debolezza, e il rispetto come ingenuità. 

Una politica che insegue la quantità dei voti anziché la qualità della rappresentanza finisce per assomigliare a ciò che il cittadino onesto rifiuta: una competizione senza regole, dove conta soltanto vincere. 

Ma a vincere, così, non sarà mai la Comunità.

RDM

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