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martedì 9 gennaio 2018

Avellino: c'è rabbia e rabbia, quella dei De Mita e quella dei "falliti"...!


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Ma un articolo sulla rabbia dei falliti? 
Non fate approfondimenti?

Antonia De Mita, famoso addetto stampa del Quirinale (!), figlia del nostro, ha inviato questo sms sul cellulare del gornalista che ha fatto da grancassa alla faccenda Aias / Noi con Loro, Franco Genzale, indirizzato alla redazione del giornale web Orticalab.

La lesa maestà dei De Mita anela il sangue, come Enrico III di Francia fece assassinare Enrico di Guisa, così questa famiglia vendicativa, è risaputo, non è riuscita a trattenersi dal minacciare i giornalisti.

Chiunque si fosse interessato a quella quisquilia per la quale la Procura ha inquisito nove persone anche per associazione a delinquere, fra le quali la signora Annamaria Scarinzi in De Mita, l'avrebbe pagata, a detta del sindaco di Nusco, proseguendo, poi, la sceneggiata, con il messaggio idiota  di questa nobil donna illuminata nel periodo d'Avvento, dal credo cattolico di cui si ammantano in famiglia.

I media, è evidente, servono solo alla bisogna, e che questa sia funzionale all'esigenza; 

regola non scritta di cui il potere, specialmente di questi tempi, si serve, e a quanto pare, per una  volta, non è stata rispettata.

Il popolo avellinese non avrebbe dovuto interessarsi a chi si sia appropriato per anni del denaro comunale, o di tanta povera gente che non percepisce da sei mesi la miseria di uno stipendio da fame, e di un suolo comunale (30 mila metri quadri...!) ottenuto impropriamente?

Embè, certo, dobbiamo soffrire in silenzio, anzi dovremmo essere felici di essere fottuti da cotanta stirpe, e nemmeno agitarci per non fare il loro gioco.

A questa signorina o signora, non è importante, qualcuno dovrebbe spiegare che vincenti o perdenti, è solo il modo di dire di chi non ha mai provato che significhi la vita, quella vera, quella che impone il sacrificio quotidiano per poterla affrontare senza essere travolti.

Ma forse non capirebbe, non ha avuto la fortuna della normalità, avrebbe imparato il dubbio delle cose, quella che ti mette alla prova continuamente, senza chi ti prepari letto e poltrona, e che quando va male, a volte non ti concede la rivincita.

Un'anima bella e dolce, il Vescovo Antonio Forte, nelle sue omelie tra la gente che coinvolgeva girando per i banchi della Cattedrale, amava raccontare che il primo e più grande fallito della storia, è stato Nostro Signore Gesù Cristo, che ha perso senza acredine, perdonando e rimettendo i peccati.

Beh, leggendo quanto scritto da Genzale non abbiamo colto la rabbia che invece la povera gente fallita prova, ma solo perché truffata, mai invidiosa di chi abbia avuto tanto ma senza la serenità per apprezzare.

RDM

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