Rispetto e amore, predica la signora Nargi, e sappiamo a chi si riferisca, solo che la gente non è interessata ai fatti privati di questa donna, ormai entrata insieme ai vestitini e alle scarpe firmate, in un personaggio pirandelliano.
Lo scrittore drammaturgo descriveva personaggi la cui possibilità di conoscere la verità non fosse oggettiva, evidenziando come la realtà sia percepita in modo diverso da ogni individuo, influenzata dalle proprie esperienze e dalle maschere indossate.
Ma quello che dobbiamo evidenziare, ripetuto e descritto più e più volte, la mediocrità di un sindaco testa di legno messo sullo scranno più alto del Comune, con un paranco automatico, è il letame che si muove e scivola tra le pieghe di un corpo infettato.
Giacobbe, Trezza e Melillo, in rappresentanza di D'Agostino, li vediamo salivare intorno alla principessa, sperando in un potere utile ad aggiustare il 740 personale.
Rino Genovese, poi, non demorde, e sfruttando la faccia da bravo ragazzo, continua la propria azione deleteria che ha determinato lo status quo, fin dall'inizio della legislatura.
L'azzeramento della giunta e nuovi assessori, la proposta di questo eterno questuante, alla donna che non vuole andarsene, per soldi e per potere, con il contorno di microfoni e telecamere che evidentemente la esaltano, nonostante sia la quintessenza del nulla amministrativo.
Le alchimie filosofiche del Pd avellinese, infine,circa il dialogo con Nargi che anche se incoerente, potrebbe lavorare contro una pax Nargi-Festa, le troviamo disgustosamente volgari.
Smettetela con i voli pindarici pur d'ottenere qualche parvenza di potere, non uniformatevi allo schifo, ne abbiamo già oltre ogni capacità di sopportazione.
RDM
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