L'Avellino calcio continua a perdere, ma non scema la voglia di marchette, unica religione a cui si sono votati i personaggi che siedono sugli scranni più alti dell'Assise.
Faremo un nuovo stadio, di nessuna necessità, secondo noi, assicura al preoccupato D'Agostino, la dilatazione femminile di Gianluca Festa, un fastidoso programma che elegge il fatuo, seguendo un copione ormai tristemente ripetitivo.
Il partito democratico è famoso per la propria visione di una politica lontana dalle esigenze della gente, l'immigrazione e la sessualità, sono il mantra che allontana chi crede nei valori universali della vita.
Una sinistra che non ha interesse per gli indigenti, e per un equilibrio sociale venuto meno da troppo tempo, fa allontanare l'elettorato incapace di trovare un'alternativa seria al governo.
La dedizione all'effimero di Laura Nargi, è la deformazione della realtà fatta di sofferenza ed esigenze, un mondo sconosciuto per i due complici uniti dall'abominio, un patto di sangue irreversibile.
Dodicimila (a)vellinesi condividono il credo di quella sinistra che s'interessa del nulla cosmico e dimentica i bisogni, inseriti colpevolmente in un circuito fondato sullo scambio di favori e d'interessi.
Tanti, troppi, privi di idee o di dignità, o entrambe le cose, hanno scelto la viltà del personalismo più sfrenato, vero punto di forza dei due compari, perché la politica, il governo di una città, sono ben altro.
Spiegare l'ovvio non solo è esercizio di grande difficoltà, ma anche assolutamente inutile, e farlo con chi delinqua scientemente o senza ammetterlo a se stesso, diventa un pleonasmo dimensionato quanto una...città..!
RDM
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