Al grido nessuno resterà più solo, Gianluca Festa si presentò al primo Consiglio comunale, declamando i sedici indirizzi di governo, purtroppo rimasti tutti, nessuno escluso, nel cassetto di una prosopopea insopportabile, che abbiamo scoperto giorno per giorno.
Anche i magnifici sette hanno espresso idee e progettualità da svolgere in un Avellino bistrattato, di cui certo avremmo urgenza, salvo determinarne la cronologia per il rispetto di quelle priorità da sempre disattese.
Il Tribunale, i parcheggi, i parchi e le ricorrenze da festeggiare, dovrebbero lasciare il posto alla sofferenza, quella branca dell'umanità spesso disprezzata e alienata, per una voglia insana di esorcizzare il dolore.
In città vi sono persone che non sempre coniugano quotidianamente i pasti, non hanno un tetto sulla testa o come comprare un paio di scarpe ai propri bambini, per sostiture quelle logore.
Un consigliere della vecchia scuola ci ricordava continuamente, quale disagio avesse nel non poter aiutare i meno fortunati, e nonostante chiedesse provvedimenti con veemenza, veniva emarginato quasi fosse un malato mentale.
Credeva che inserire delle postazioni mobili notturne, quali dei vecchi pulman che scomparissero durante il giorno anche per non creare disagio alla dignità degli assistiti, non fosse difficile.
Poter regalare momenti di intimità con una bevanda calda e qualche coperta per proteggersi, superando le ore più fredde della notte, è una risposta giusta oltre che dovuta.
I servizi, poi, quelli basilari, dovrebbero garantire il rispetto assoluto per l'utenza, una specie di patto d'onore con se stessi e la società.
Non è concepibile lasciare i centralini comunali, dell'Asl, del Moscati e di qualunque servizio istituzionale, spenti per l'eterna svogliatezza di chi dopo aver pietito un'occupazione, la disonori continuativamente.
L'indolenza nell'adempimento di un obbligo va punita severamente, se si abbandona il posto di lavoro o si spengono le linee telefoniche per non essere disturbati.
Ecco la nostra visione di un'amministrazione illuminata, capace di partire dal basso, mettendo dapprima in condizione di sopravvivere ogni componente della società civile.
Spremere le meningi per colpire l'immaginario, ottimo per una vincente strategia elettorale, utilizzando il pensiero povero dell'utile idiota, vera forza del nulla che purtroppo raccoglie consenso, pur non avendone diritto, va bandito con fermezza.
Apriamo il Corso VE, agiamo in funzione delle nostre realtà e non copiandone altre che non hanno nulla a che fare con il Capoluogo.Smettiamola di emulare stupidamente, per assenza di fantasia e capacità interpretative e progettuali, le strade avellinesi sono contingentate, la chiusura di un'arteria così importante qual è il Corso, genera disagio in ogni altra rimanente, insieme a un incremento dell'inquinamento.
Vorremmo un'amministrazione capace di razionalizzare i problemi risolvendoli, uno alla volta, con uno studio intelligente, scevro da ingerenze clientelari, capaci solo di bloccare e mai di produrre ricchezza per tutti.
RDM
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