Il Piano di zona, è un consorzio nato perché le politiche sociali potessero regolamentare e distribuire gli aiuti ai bisognosi, assumendo un atteggiamento corretto di equità e presenza.
In effetti si supponeva che un argomento tanto pregnante non dovesse suscitare interessi di bottega, purtroppo non si è tenuto conto della supponenza di un istrione che si senta il protagonista in un film che vede solo lui.
I quindici sindaci che insieme al Capoluogo formano un'associazione mai partita, hanno subito l'arroganza di Giangi che di fatto, ha esautorato il direttore generale Elia, vincitore del bando, operando perché tutto restasse inattivo.
Alla fine dopo un commissariamento che il Tar ha bloccato fino a ottobre e la continuazione sconsiderata di Avellino, i sindaci irpini non vogliono più contribuire allo strazio, e rischiando di perdere i finanziamenti, rinuncerebbero alla partecipazione.
Chiudere la porta in faccia alle politiche sociali dopo tre anni di puttanate, è un atto criminale:
alla fine i valori sono al pettine e come abbiamo sempre scritto, il soggetto è stato misurato e pesato, ed è risultato mancante.
Come d'altronde l'intera giunta, gente incapace e irragionevolmente sfaticata, non ha prodotto un tubo finora, salvo promesse e raccontini.
Il patrimonio, per esempio, nelle mani di un ragazzo che è in evidente conflitto d'interesse oltre a essere inadeguato e offensivo per quante ne combini, non riesce a dare risposte alla commissione trasparenza.
La dottoressa Smiraglia, da dirigente, si smarca facendo spallucce invece di vergognarsi.
Ammettendo di non saper rispondere su argomenti che le competano, è un'omissione di cui dovrebbe dare conto.
Questo è lo stato dell'arte di un territorio finito nelle mani sbagliate per la colpevolezza di un elettorato...incauto, e se subire lo scaricabarile di Giangi ogni volta che causi un danno, divenisse inconcepibile, embè, sarebbe il caso di farsi un esame di coscienza e un mea culpa...!
RDM
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