Il sorriso sornione del gatto che ha appena ingoiato il topo, dipinge sul viso del sindaco l'ennesima trastola che tenta ai danni della Città.
Gianfestino ha inteso da quando ha vinto le elezioni, di organizzarsi per gestire la cosa pubblica pro domo sua;
intestandosi cioè, ogni capitolo interessante per la spesa, che possa gestire un patrimonio di denari e di voti.
Lo stadio in itinere, bloccato dall'intervento intelligente di Nicola Giordano, ha evidenziato un chiaro e volgare attacco agli interessi degli Avellinesi a favore del suo mecenate D'Agostino, tanto spavaldo e arrogante che perfino la maggioranza ha dovuto storcere il naso.
Allora eccolo prendere la rincorsa per i parcheggi affidati a una ditta siciliana, forse amica sempre del multimprenditore montefalcionese che ha interessi proprio nell'isola, e pure qui è inervenuta l'Anac.
Intanto non conosciamo gli sviluppi del furto al Fenestrelle durato qualche mese sotto gli occhi di tutti, certo all'attenzione del primo cittadino, che gira continuamente il territorio per la sua eterna campagna elettorale.
E allora che s'inventa questo Pico della Mirandola locale, che di filosofia conosce solo l'arte dell'affabulazione promittende del faremo e diremo, che fa tanta presa negli animi deboli, volubili e corrotti di una grande parte della popolazione avellinese..?
La Fondazione della Cultura, nel cui statuto inserisce in pratica, che chiunque starnutisca in città dovrà fare i conti solo e esclusivamente con lui.
L'esponente dei signori di Mirandola, il Conte Giovanni Pico, viveva nel castello della città da cui il nome, mentre il nostro umanista di Piazza del Popolo sta tentando di rendere Avellino quale contea da governare pur restando per sempre vassallo di qualcuno.
Gianpicangelantonio infatti, s'è fatto bene i conti e controllando cultura e teatro, 400 mila euro già riconosciuti dalla Regione oltre ai milioni per i progetti, ai contributi e le prebende mascherate da incarico, agli amici degli amici, diventeranno un contenitore aureo che potrebbe cambiare la posizione economica a parecchia gente furbetta.
Il controllo totale scritto nello statuto che nessuno dovrà leggere ma solo approvare, gli consentirà di diventare il deus ex machina di quanto afferisca alla parola cultura.
Quindi una mole immensa di nomine, stipendi, gratifiche e ritorni elettorali che se fosse approvata dalla miserevole pronazione della maggioranza, non rimarrebbe che denunciare il tutto alla magistratura per un evidente e offensivo abuso di potere, oltre che di illecito ai danni della Comunità.
Il Consiglio comunale dovrebbe garantire la legalità e la trasparenza, oltre alla certezza che la democrazia e la ripartizione delle competenze, del decentramento e la partecipazione popolare fosse assicurata.
Da noi non è così, l'instaurazione oligarchica dei due o tre che comandano, fa si che ogni ragione sia opinabile e quanto deciso in camera caritatis non si discuta ma si adotti supinamente, secondo la legge di Murphy, il peggio e così sarà.
RDM
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