Domenico Ciarcia è stato qualche anno revisore dei conti fallimentari dell'Alto Calore, asseverando spese e investimenti, e come abbiamo scritto tante volte, come sarebbe possibile che il carnefice salvi la vittima...?
Eppure i sindaci della provincia azionisti del Consorzio, nato all'inizio dell'800, ne hanno decretato una morte annunciata, nominandolo perfino presidente.
Il valore, le capacità o la professionalità delle persone, in questa provincia di servitori della gleba, non contano nulla dinanzi agli ordini di scuderia, e se il Pd o De Mita respirano, i beduini obbediscono...!
Ed ecco che le strategie artate di Ciarcia fanno acqua da tutte le parti e quelle bollette gonfiate di cui raccontiamo, non servivano a un tentativo estremo furbetto o disperato di riequilibrio dei conti, ma forse a un rimpinguamento delle casse per un bottino da spartire in caso di fuga dai doveri istituzionali.
Fatto è che non rispondono alle richieste dell'utenza di controllare contatori, tubazioni e impianti, ma con l'arroganza del potere, fanno leva sulle miserie e i timori dei cittadini che a volte pagano, per non incorrere in ulteriori spregevoli e ingiuste sanzioni.
È di qualche giorno la notizia che la Procura abbia depositato un ricorso contro l'insolvenza per 150 milioni;
debito che a quanto pare non ha fermato le assunzioni, gli sprechi e la mancata manutenzione che finora viene addebitata all'utenza e mai all'incompetenza di una gestione scellerata.
Bollette senza alcun riferimento alla storia delle persone;
il consorzio è nato per aiutare il territorio a crescere, non per un arricchimento a spese della gente irpina.
L'emissione di una richiesta di pagamento fondata sulle paturnie dell'operatore che non dà uno sguardo ai vecchi consumi, ha qualcosa di criminale.
E ancora, perché non imputare a se stessi le ragioni delle anomalie, quando sappiamo tutti, quali siano le ataviche problematiche di un Consorzio da troppo tempo in mano a incapaci, e siamo buoni...?
La sezione della Procura che si occupa dell'Alto Calore SpA, per la sua gestione garibaldina, combatte la Criminalità economica, e ogni azione atta a penalizzare il cittadino va perseguita con decisione.
Perciò, Michelangelo Ciarcia, in questi ultimi momenti di autonomia, faccia come il cattivo amministratore della parabola di Luca e visto che non sa zappare e si vergogna di mendicare, torni su se stesso e risolva le ansie che ha procurato con le sue richieste inopinate agli sfortunati cittadini.
RDM
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