
Gambardella s'è rifatto a una frase della lettera ai Filippesi di San Paolo, cupio dissolvi, la voglia di distruggersi, che lui non accetta, a chiacchiere, mentre attua insieme all'uomo onesto tre volte, ogni strategia perché questa città sprofondi nella Geenna, così per restare con i riferimenti biblici.
Il sindaco e la sua giunta, a chi potevano riferirsi nello studio della tragedia umana, se non a un individuo che ha fatto dei drammi la propria fonte di sussistenza...?
Carlo Mele, l'attuale direttore Caritas, che pare abbia le ore contate alla Diocesi, tanto per evidenziare il buon lavoro svolto negli anni, si è proposto come al solito, per un tavolo, il sostantivo più interlocutorio e inutile che le politiche settoriali abbiano inventato.
Ai tavoli, come nei momenti conviviali, si passa il tempo, si dà una ragione della propria esistenza nei ruoli, e quanto mai si dovesse arrivare a un risultato di accordo, solitamente tutto quanto, non viene mai concretizzato.
Per questo i due inutili e perniciosi rappresentati della società, immediatamente hanno proferito la parola magica, atta a risolvere l'irrisolvibile, e a prendere tempo, lo stesso che cancella ogni aspettativa:
diceva il dott. Rosario Cantelmo, agli avellinesi i problemi scivolano addosso.
In quattro anni di permanenza nel triste capoluogo, il Procuratore ha fatto il punto di cinquant'anni di servilismo, che ha reso contenti tanti, generando una spesa pubblica ignominiosa, che pare non cambiare se non in cazzismo.

Una volgare manifestazione di idiozia mista a provincialismo, che non permette ai cittadini coinvolti, di guardare le cose dal punto di vista vero:
coloro che eleggono e rieleggono, causa del proprio male, sono la fotocopia di essi stessi, e questi sono degli incapaci e dei pericolosi amministratori, che dovranno rispondere della propria incompetente tracotanza.
Le scuole dovevano essere messe in sicurezza da tempo, e se quell'ingegnere Preziosi, tanto sicuro di sè, invece di rispondere arrogantemente al giornalista che gli chiedeva lumi sul problema, avesse fatto un pò di sana e umile autocritica, forse si sarebbe accorto di non essere quel fulmine di guerra che immaginava, e magari, invece di andare al mare col sindaco Foti, avrebbe potuto onorare il proprio lavoro.
Ma Avellino è questo, Procuratore Cantelmo, un arrogante coacervo di improvvisati che forti del padrino protettore, sono assurti a certezze inesistenti;
il sostituto D'Onofrio spiegò bene al sindaco Foti, quanto valesse, ma come ha già stigmatizzato Lei, gli avellinesi sono labili, e qualunque cosa accada, dopo un pò è dimenticata.
La prostituzione delle ragazzine, la violenza dei fine settimana, il mancato rispetto degli altri, da che cosa deriva se non da un'educazione molto approssimata, per famiglie di genitori scostumati e saccenti, abituati ad avere tutto e facilmente per questo male atavico che si chiama clientelismo?
Una legge dovrebbe punire chiunque lo pratichi o ne benefici, visto che è una condanna per coloro che non hanno santi in paradiso, o vogliano rimanere con i propri principi di giustizia e dignità.
Intanto l'azione collettiva prende forma:
chiunque voglia parteciparvi, può scrivere a questo sito.
RDM
Nessun commento:
Posta un commento