Carlo Mele, il fustigatore delle coscienze, esclusa la sua, ...all'incasso...
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La Caritas di Avellino
, appannaggio di Carlo Mele e Don Sergio
Melillo, vicario vescovile, torna alla carica.
Come d’obbligo, alle
feste comandate, e specialmente in queste natalizie, sarebbe da pazzi non far
cassa, e l’immarcescibile Mele, non è nato ieri: ecco immediati i suoi bilanci
sulla povertà, gli unici che la Caritas riesca a redigere, perché quelli di
rendicontazione, manco a pensarci.
Il Presidente
Gambacorta è stato immediato: subito € 40.000, e poi vediamo.
Il Carlo “buono” si è
fregato le mani quando nessuno lo vedeva, colpire l’immaginario con la
sofferenza è semplice, ne abbiamo le conferme romane, poi nessuno saprà che
fine abbiano fatto i soldi, e noi che continuiamo a chiedere le “pezze d’appoggio”
da anni, diventiamo patetici: alla fine si stancherà, pensano alla Caritas
avellinese, quella che mi allontanò, per cortese “preghiera” del vice direttore
Carlo Mele, che non sapevo promosso a …direttore (…troppo bravo…), perché facevo domande ai “volontari” sulle loro
remunerazioni…!
Allora prima di
stancarmi nelle richieste, ripeto a Carlo Mele: che fine fa il denaro che
elargisce il Comune, la Provincia e gli altri Enti…?
Chiedo al sindaco Paolo
Foti ugualmente, di rendicontare alla comunità le elargizioni che noi cittadini
paghiamo, come le corrispondiamo all’Ente Provincia, che dovrebbe fare lo
stesso.
Certo che se il
Procuratore Capo di Avellino Rosario Cantelmo, alla stregua di Pipitone a Roma,
incominciasse ad indagare su questi cosiddetti Enti benefici, ne vedremmo delle
belle: signori beneficiari tenete pronta la contabilità, perché anche Avellino
potrebbe diventare (chissà) una provincia laziale o umbra.
RDM
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