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Dobbiamo fidarci delle
Istituzioni.
Così si è espresso il
Procuratore di Avellino Dott. Rosario Cantelmo: si, forse, ma dovremmo anche
rimuovere quanto accade quotidianamente.
L’episodio dello scorso 4
giugno, che ho già raccontato più volte,
mi ha visto protagonista involontario
dell’aggressione verbale da parte di esponenti in borghese ed in divisa della
Polizia Municipale avellinese e del Comune di Volla: allorquando è arrivata una
pattuglia della Polizia di Stato chiamata da me perché facesse rientrare la
situazione nella legalità, mi hanno tolto il cellulare e l’hanno consegnato ai
signori di Volla…!
Aspettavo legalità dai
vigili avellinesi e poi dagli agenti di Ps, ma sono stato mortificato, offeso, abusato.
Addentrandoci nel caso di
mafia romano, veniamo a conoscenza di connivenze con corpi dello stato, carabinieri e poliziotti
compresi.
Salvatore
Nitti di Gesualdo, ex appartenente alle Forze dell’Ordine, anche medagliato
quale cavaliere al merito, invischiato;
e così militari, agenti
segreti, e chi più ne ha, più ne metta.
Poi, ci accorgiamo che le
Istituzioni ci oltraggiano trattenendo il denaro delle aziende che falliscono
mentre lo stesso Stato, debitore inadempiente, le persegue.
Ministri, sindaci,
dirigenti, politici ad ogni livello, corrotti e collusi: beh, è difficile
condividere il concetto dettato dal Procuratore,
anche considerando le esperienze che rendo pubbliche giorno per giorno su
queste pagine.
Lo stimolo ad andare avanti,
comunque, può essere determinato dalla conoscenza delle persone singolarmente,
dalla loro storia, dalle loro azioni.
In questa città, dove
ogni valutazione è determinata dal ruolo, posizione sociale, economica o di
potere, è difficile spiegare l’ovvio;
si ascoltano le cose più
comode, restano importanti le valutazioni di chi conta: le grida di dolore, i
sussulti d’affanno, i suicidi, sono
fastidiosi momenti generati da chi non ha futuro, da chi dovrebbe avere la compiacenza, di togliersi dai piedi senza fare troppo rumore.
RDM
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