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martedì 5 agosto 2014

Avellino: una città retrograda, impoverisce le coscienze....

Ero in Tribunale, quando mi arriva la telefonata di Maria Antonietta: stanno accalappiando Bianco, il bellissimo maremmano che tutti conoscono, anima pura che ama i bambini, specialmente quelli con qualche invalidità.

Bianco si avvicina alla sedia a rotelle del bimbo sfortunato, appoggia la testa sulle gambe del piccolo che lo accarezza: il papà che si avvede della scena scorge la felicità negli occhi e nel sorriso di suo figlio, e non può mancare di benedire il Signore per aver creato questo cagnone con una dolcezza uguale a quella della sua stazza.

Ma Bianco non è molto fortunato, la sua mole infastidisce come succede anche al bimbo in carrozzella, di turbare gli animi troppo presi da progetti di bellezza e di godimento della vita: quell’immagine di dolore che trasfonde dagli occhi del povero maremmano unita ad una realtà come quella del bimbo e della sua famiglia, deve essere annullata, assolutamente…

Le denunce, le bugie, l’inganno…il dramma.

Ascoltavo con  Maria Antonietta due mesi fa  al Comune,  il responsabile dell’Asl veterinaria di Avellino, il dott. Petitto,  mentre ci assicurava che ogni animale sul territorio, secondo quanto recitava la delibera dell’Assessore Giuseppe Ruberto, sempre pronto alle riunioni ed agli incontri, mai capace di realizzare le sue chiacchere, è cittadino come chiunque altro, e pertanto ognuno dei randagi andava sterilizzato, microcippato e rimesso sul territorio.

Invece stamane erano in via degli Imbimbo anche i Carabinieri, con la dott.sa Giordano dell’Asl insieme a suoi assistenti, tre accalappiacani e la folla delle grandi occasioni: stiamo per prendere Bianco, un pericolo per la comunità, tante denunce, tanta paura…

Si, tanta paura, quella che ci accompagna nel quotidiano per le incertezze del futuro, per Equitalia che finge di voler aiutare ma aggredisce, per le tasse dello Stato e del Comune, perché non sappiamo come fare: Bianco è la causa, la struttura sviluppata del cagnone incute timore, quello degli obblighi disattesi, quello del lavoro che non c’è, quello dello sfogo  delle nostre viltà, sempre presenti con gli indifesi e con chi ci ama.

Questa è la storia di una mattinata d’odio e amore,  di tracotanza e dolcezza, nella quale ognuno ha fatto la sua parte, ma la gioia di uno sguardo riconoscente di Bianco che si allontanava per seguire il suo amico Carmine, non è descrivibile, come il tratto d’umanità che il  Brigadiere dei Carabinieri Di Francesco ha delineato con i modi eleganti di un signore d’altri tempi: si è lacerata una nuvola triste che vorremmo non  esistesse mai più.

RdM











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