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venerdì 1 agosto 2014

Avellino: Nicola Poppa e gli esseri inutili eletti al Consiglio comunale....


Ieri sera si è tenuto un Consiglio comunale per poter recitare la solita “estrema unzione” tanto cara ai presenzialisti, perché molto d’immagine e scarsamente impegnativa.

Il minuto di silenzio bastava ed avanzava per un consesso ipocritamente attento, solo a quanto possa essere interessante economicamente, e quindi agli attacchi sconsiderati e quasi sempre inesatti, per il patologico orgasmo ideologico, dell’insoddisfatto cronico Gianluca Festa, al ridicolo presidente dell’Alto Calore, De Stefano, che pone pezze peggiori dei buchi, o al problema atavico dei debiti comunali ormai aumentati in maniera esponenziale, arrivando a quote oltre i 150 milioni di euro…!

La Corte dei Conti continua a figurare per iscritto il pre dissesto che tutti vogliono scongiurare per non dovere poi, risponderne personalmente, alla faccia degli interessi della collettività.

La morte dell’architetto Francesco D’Onofrio, seguita a due giorni da quella di un altro suicida, non pare destare interesse, quindi, e se queste dovessero essere la punta di un iceberg che ne nasconde altre 21 dall’inizio dell’anno, portando il capoluogo irpino ai vertici negativi nazionali, insieme a quello della vivibilità, che vuoi che sia davanti al rischio di una presidenza Ato o altre amenità che l’assessore Ruberto stamane ha definito importantissime?

Il consigliere Nicola Poppa, pertanto, si è scontrato con coscienze distratte e sorprese dalla “superficialità” dell’amministratore capogruppo, infastidite dalla perdita di tempo di  Poppa che dibatteva sulle responsabilità di un’amministrazione sorda alle grida d’aiuto di una sofferenza diffusa e sconosciuta.

Si meravigliavano i consiglieri, di questa presa di posizione fin troppo passionale per la morte di un dirigente qualsiasi che non ha avuto la forza di rispondere agli eventi, forse che gli altri 24 scomparsi per lo stesso “male” dall’inizio dell’anno,  non potessero cercare aiuto da qualche parte evitando ogni fastidio alla città?

A Roma, le Ferrovie dello Stato hanno immaginato di fornire una collocazione alle associazioni di volontariato nelle stazioni, prevedendo un aiuto concreto ai meno fortunati; ad Avellino ci si scarica la coscienza regalando ai furboni come Carlo Mele o Don Emilio Carbone, soldi a pioggia, purchè si tolgano dalle palle: loro, servilmente, secondo l’animo di questo triste paesucolo, lo sanno, ed arraffano senza mai fornire uno straccio di rendicontazione.

Tant’è, questa è la conformazione spirituale avellinese: pensare ai poveri che si aggirano per le strade di notte, ai sofferenti che vivono una realtà minata nel corpo e nell’anima, è solo letteratura.

Preoccuparsi di questi drammi e fornire un ascolto girando di notte, provvedere ad  un sostegno, parlare e rendersi attenti, impiegare strutture inutilizzate per i bisognosi, diventa utopia: un lavoro vero porterebbe gratificazioni e dignità ai tanti che potrebbero impegnarsi.

Smettere il turpe mercimonio dell’accattonaggio Caritas e di tutti quelli che ogni giorno stazionano al Comune con il cappello in mano per fregare la città con rappresentazioni, eventi, ristori, utilizzo sfrenato della cosa pubblica per i cazzi propri, indebolirebbe il ritorno elettorale, ma si garantirebbe il bene pubblico, quello di cui parlava Nicola Poppa, l’unico con un cuore pulsante in una società che forse merita lo squallore che la circonda.

RdM







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