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giovedì 14 marzo 2013

Il Papa emigrante.





"Cari fratelli che Dio Vi perdoni"

 














La prima frase di Padre Francesco, Sua Santità, va bene per gli italiani ed in specialmodo, per i parlamentari e gli aspiranti sindaci avellinesi.

Nonostante le battaglie filo leghiste degli italiani che difendono il proprio lavoro in casa, nei confronti degli extracomunitari, credo molti di questi abbiano affollato ieri sera, Piazza S. Pietro, aspettando la fumata prima ed il nome poi, del Vescovo di Roma.

Siamo facili alla labilità, improvvisamente dimentichiamo che Francesco I è figlio di emigranti italiani.

Papà e mamma Bergoglio, dal Piemonte si trasferirono in Argentina, paese certamente più lontano dell'Africa o dei paesi dell'est.

I Bergoglio sono stati accolti ed hanno avuto la possibilità di allevare Giorgio Mario nel diritto alla fede per Cristo, con il lavoro che il Paese latino non ha lesinato: chissà che fine avrebbe fatto la famiglia piemontese, se gli argentini li avessero accolti come da un pò, stiamo facendo in Italia con gli emigrati.

Dopo il caso dei fucilieri, l'italiano si erge a grande cultore della doppiezza nel mondo: il buon Monti con un governo agli sgoccioli, atto alla normale amministrazione, crea un disagio internazionale gratuito.

Alla faccia della grande credibilità acquisita, a chiacchere, dall'opera di Mariolinus De Vanesiis in Europa: la dignità non si guadagna per nomina, ma con il processo delle proprie azioni nel tempo.

Purtroppo la storia non è lusinghiera con l'operato italiano negli anni; ugualmente ad Avellino, tanti vecchi marpioni, unti e bisunti dalla discutibile attività amministrativa, si ripresentano come vergini all'altare, all'elettore, confidando in quella incapacità di attenzione alla coerenza che contradistingue il popolo avellinese.

RdM


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