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venerdì 24 ottobre 2025

Avellino e l’Italia “bananifera”

Laura Nargi e Gianluca Festa..!

Troviamo davvero singolare che Antonio Gengaro, se dovesse candidarsi alle prossime regionali di novembre, possa trovarsi di fronte due figure già note alla cronaca come Laura Nargi e Gianluca Festa. 

Il tutto come se l’inchiesta Dolce Vita non fosse in corso, come se la memoria collettiva fosse evaporata insieme al senso di responsabilità politica.

In altri Paesi europei, anche solo un’ombra sulla trasparenza o un curriculum poco limpido bastano per precludere ogni aspirazione pubblica. 

In Italia, invece, accade il contrario, più la reputazione vacilla, più l’aspirante politico sembra acquisire visibilità e consenso. 

È il paradosso di una democrazia che ha smarrito il legame tra rappresentanza e moralità, tra potere e servizio.

Avellino, in questo senso, è diventata una cartina tornasole di un fenomeno nazionale. 

In pochi anni la città è passata dagli scandali alle inchieste giudiziarie, dai suicidi alle falle nella sicurezza pubblica, senza che tutto ciò generasse un reale moto di indignazione. 

Anzi, l’elettorato spesso si mostra indulgente verso chi è coinvolto in procedimenti giudiziari, arrivando perfino a diffidare degli inquirenti. 

È un ribaltamento dei valori che racconta più di mille analisi sociologiche perché il confine tra vittima e responsabile, tra giustizia e persecuzione, sembra ormai sfumato.

Mentre in Germania o in Francia un politico si dimette per un conflitto d’interessi o per un errore di trasparenza, da noi si continua a invocare il garantismo come scudo morale, dimenticando che la credibilità delle istituzioni non si misura solo nelle aule dei tribunali, ma soprattutto nel rispetto della fiducia dei cittadini.

L’Italia, e Avellino in particolare, sembrano vivere una fase in cui l’etica pubblica non è più prerequisito, ma accessorio. 

Una politica che non sa distinguere il sospetto dal prestigio, l’inchiesta dal merito, è destinata a diventare autoreferenziale e sterile. 

Ed è proprio da questa confusione che nasce quella sensazione di bananifera — un’Italia che, invece di ispirarsi ai modelli europei di integrità e responsabilità, continua a indulgere nei suoi paradossi morali, trasformando la politica in spettacolo e la sfiducia in consenso.

RDM


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