Maria Elena Iaverone, avvocato, vicesindaco, assessore al bilancio, finanze, tributi, politiche finanziarie, controllo di gestione...
Ad Avellino c’è una regola: appartenere alla cricca o
non farai mai parte del bottone.
E’ così per un impiego, un appalto o un incarico;
non importa se sei bello, brutto o idiota, l’importante
è servire o essere lì, pronto a farlo.
Un popolo che ha nel clientelismo il proprio credo, a ogni livello, anche in
parrocchia ci facciamo belli col prete, ne abbiamo bisogno per un atavico
complesso d’inferiorità.
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Questo assessore con deleghe infinite, presto opererà anche a cuore aperto, e capacità
ridotte, non ne azzecca una, ma ha la grande dote di essere fermamente convinta
che la politica la salverà da qualsiasi errore, da ogni papera, da tutto quanto
la condanni per essere inadeguata al ruolo, proprio come chi l’ha indicata e
chi l’ha investita.
L’ha indicata il papà, il vecchio Provveditore agli
studi, al buon Mancino, che l’ha imposta a Foti attraverso il De Luca di Rione
Mazzini, forse.
E allora bilanci sbagliati votati per buoni, da un
accozzaglia di consiglieri che hanno venduto anima e coscienza, e grande
sicumera davanti a pregiudiziali dotte che un avveduto Dino Preziosi, presentava di volta in volta senza alcuna speranza.
E ancora, davanti all’evidenza, Maria Elena Iaverone,
manifesta la cocciutaggine di chi non sa fare il proprio lavoro, insistendo
nell’errore come se fosse un punto d’orgoglio.
Purtroppo sarebbe troppo sperare in una giunta scelta
a tentoni per piaggeria a questo e a quello;
e la città soffre, mentre questi s’ingrassano con i
nostri soldi e la loro boria: solo la Giustizia li potrà fermare, o non ci sono
speranze e avranno vinto loro.
RDM
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