La faccenda incomincia
a evolversi, i vari gruppi si muovono per giocare le proprie carte, ma come
sappiamo, ad Avellino, luogo ameno e senza spiritualità, gira e rigira, il
risultato è sempre lo stesso: bisogna fare i conti con i due mammasantissima,
per il resto solo briciole.
Ah si, i discorsi sul
momento favorevole, il Pd è lacerato, non c’è più il capo di riferimento: tutto
sarebbe abbastanza vero se non fossimo in questa città malata, senza dignità, o
con la schiena dritta come quella di Paolo Foti.
Il problema siamo noi,
signori, gli elettori che atavicamente si fanno portare per mano senza un
sussulto d’orgoglio.
Migliaia di
raccomandati occupano la sanità e gli enti pubblici;
non hanno il coraggio
di scrollarsi di dosso questo macigno ereditato da una inconsistenza culturale
fondata sul servilismo, ammettendo la propria inferiorità caratteriale, pur di
ottenere: assolutamente privi di qualsiasi decenza.
Ora i figli ed i
nipoti di questo squallore si trovano a ricoprire ogni ordine di posto, ed è
con loro che bisogna fare i conti;
sono i questuanti che fanno la
spola tra Nusco e Montefalcione, arrogandosi ruoli mutuati dall’esclusività più
o meno vera, del rapporto che li rende euforici, come i ragazzini che si fanno
firmare gli autografi dagli idoli che si sono creati da soli.
Ci sono stati anche
dei comprimari come Peppino Gargani o Gerardo Bianco, ai quali oggi qualche
sognatore vorrebbe riferirsi pensando ad un’intuizione geniale;
ma questi ancora oggi
restano succubi dei padroni di sempre che gli hanno reso la vita la succursale di
un sogno a metà.
Quindi tutti mentono
mentre si muovono su tanti tavoli, come hanno imparato facendo parte di quel
turpe mercimonio di promesse ed inganni che li ha tristemente coinvolti negli
anni.
Ed ora, mentre in
città si continua imperterriti a distruggere, offendere e menomare con una
Piazza della Libertà oscena, il tunnel di nuovo senza speranza, la
palificazione orrenda di una filovia che solo menti sottosviluppate potevano
partorire e una Polizia Municipale che si muove senza un progetto ma con obiettivi
inconfessabili, il principe di Palazzo di Città, l’onesto tre volte Paolo Foti, pensa a
ricandidarsi.
Senza ritegno, con la
sicumera dell’idiota, mentre i suoi azzeccati sodali di partito gli rispondono
che questa volta dovrà partecipare alla primarie, quelle stesse che appena
iniziate, tre anni fa, mortificarono, ma nemmeno tanto visto il risultato, il
popolo elettore di cui sopra.
Non c’è che dire,
siamo proprio noi, gli avellinesi…!
RDM
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