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giovedì 18 dicembre 2014

Avellino: a Natale bisogna ascoltare silenziosamente, l'aria che ali misteriose smuovono...


Siamo nelle ferie d’Avvento, siamo in quei giorni che si avvicinano al tripudio del 25 dicembre, giorno della nascita di un piccolo ometto che nessuno immaginava potesse mai giungere in quel modo povero, umile, disagiato.

 Ricco, invece,  della sua coscienza e della bontà di una vita in dono, per noi che non ne avevamo donde, per noi che respingiamo qualsiasi salvezza, per noi pieni del nostro orgoglio innestato in una secolarizzazione immonda che reputiamo grande, al di sopra del giusto e del reale.

E c’era un cucciolo stamane in Chiesa, lì al Corso, al Rosario, che non voleva starmi lontano, credeva che io fossi degno delle sue attenzioni e dell’amore che solo agli animali è dato donare con tanta potenza e dedizione.

Mi sentivo incapace di restituire quella grandezza che gli occhi del cucciolo mi trasmettevano nell’anima: era un randagio, abituato ad una continuazione di sofferenza che non lo distoglieva dal fermarsi con me, dall’attendermi con grazia, dal regalarmi in continuo messaggi d’amore.

Anche quando si è avvicinato alla fila dell’Eucaristia, l’ha fatto in silenzio, senza infastidire, e perfino il sacerdote ha avuto un moto di compiacenza, abbozzando un sorriso che mi ha aiutato a capire.

Ho capito, ed ho sentito che il Natale è un momento diverso in cui l’aria si rarefà per esprimere i suoi miracoli che scorgeremo chiaramente appena vorremo avere attenzione e pace nell’anima, allontanando la mente e le azioni dallo squallore dei soliti pensieri, quelli che non guardano dove un cucciolo senza casa ed all’addiaccio, vorrebbe vedessimo per noi, i nostri figli, i malati, i sofferenti, i detenuti, gli sfortunati, gli emarginati.

Tanta serenità a chiunque mi legga ed a tutti quelli che non lo faranno.

RDM





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