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sabato 7 giugno 2014

Avellino: gli inquietanti atteggiamenti della Polizia Municipale...


In questa becera cittadina di provincia, ormai a misura d'idiota, che succede se un giornalista immortala con il telefonino un'auto parcheggiata sul marciapiede davanti all'anagrafe comunale, spazio protetto da paletti in ferro ed assolutamente inibito al parcheggio di chicchessia, sia esso civile, militare o istituzionale...?

Bhè, accade che il povero giornalista venga circondato da due vigili in divisa, tre appartenenti ad un altro Comune, e due in borghese, riconosciuti per tali, e venga ripetutamente offeso, minacciato oltre che identificato più volte dai descritti, ed anzi, i dati del povero giornalista vengano dispensati qui e la, anche a colleghi di altro Comune che minacciosi mentre invocano fantomatici sequestri  dell'auto, li registrino per poi riservarsi d'agire contro il malcapitato...sic!

Ad un certo punto, uno dei "vigili" avellinesi in borghese, oltre a trattenere i documenti, ovviamente senza averne alcun diritto se non quello consegnatogli dai due colleghi in servizio consenzienti, ha urlato che si era ferito...al cuore sbattendo contro lo sportello da lui stesso trattenuto aperto, per evitare una fuga...? 

La cosa è passata in sordina dopo il primo appello ad essere ricoverato ed ovviamente a denunciare il giornalista sempre più allibito, per l'abnorme perdita di dignità e lucidità...!

Tutti i "colleghi", legittimi e non,  con strabiliante quanto invidiabile spirito di corpo, forti del fatto che il "pover'uomo, faccia di merda, giornalista da quattro soldi,  uomo di niente...." non pareva avesse testimoni che potessero convalidare il trattamento da terzo mondo, continuavano a minacciarlo di denunce ed azioni non meglio identificate, se non avesse cancellato le foto...!

Bene, il giornalista chiamava formando  il 113, la Polizia di Stato, ma ecco che appena arrivata la pattuglia, i poliziotti vengono edotti "in disparte" dai "colleghi"...: il "tu"immediato per il civile inquisito, ha la  forza d'urto di un ariete che stabilisce le ragioni.

Il telefono viene sequestrato, così i documenti, perfino il permesso per invalidi, e la via d'uscita delineata: noi cancelliamo le foto, tu puoi riprendere la tua strada...!

Il giornalista, estenuato ma sostenuto moralmente dai conoscenti che hanno assistito dalla piazza, i balconi e la strada, cede: il telefono viene consegnato dall'agente di Polizia che lo tratteneva,  ai vigili extraterritoriali...?...che cancellano quasi tutte le foto, anche quelle familiari e personali.

Vanno via, tutti hanno  i dati del giornalista, gli unici alla mercè di chiunque,  e nessuno ha ritenuto di identificare chi non doveva esserci.

Siamo una  città di nani che fa il paio con quest'Italia disturbata.

Questo è il racconto vero di una mattinata di straordinaria, spero,  follia che non temo di pubblicizzare a fronte dell'ovvio patto "d'onore" stilato per l'occasione fra chi crede che basti una divisa, e manco quella, per stuprare il cittadino.

RdM

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