Avellino: Il Rifugio di Camilla, un'isola di puro amore....

 

Il vento era potente, spostava le tende sradicandole dal suolo dov'erano ancorate; 

le volontarie del Rifugio vestite con ingerate a forma di impermeabile, combattevano con l'acqua che cadeva copiosa sulle guance arrossite e tumefatte: non è niente, pensavano tra se, Zampa, Omero, Chicca e gli altri hanno ben altre sofferenze.

Gli angeli bambini, come amava definire gli amici a quattro zampe, il Principe De Curtis, il grande Totò, manifestano la propria felicità sempre allo stesso modo, sempre al massimo appena si accorgono che i padroncini stanno arrivando, e non conta più nulla: il vento, la pioggia, la neve, la cecità o il dolore di un arto ferito, passa in secondo luogo quando una carezza è vicina, un abbraccio, possibile.

Ecco che i volontari di questo piccolo ricovero santo, dove tutto è frutto di lavoro ed intimo dolore, un luogo nel quale il sudore misto a polvere ed odori forti, suggella amicizie e promesse, puliscono, accarezzano, giocano...soffrono.

E niente vale di più: l'amore non ha argini, il cuore, nessun ostacolo.

Le corse in tutt'Italia, il lavoro per un affido studiato e preparato a lungo, gli sconfinamenti in proprietà recintate per portare una ciotola di cibo, nel fango con il contadino minaccioso, non hanno senso per chi, abituato a curare solo se stesso, intravede una sottile forma di follia, un'incomprensibile disegno autodistruttivo.

Forse è così, ma guai se questa meraviglia umana non esistesse, guai se il mondo fosse di chi se lo gode, dimenticando gli altri...i dannati.

RdM