Amalia Leo, la dirigente del settore Tributi del Comune, sembra un virus immesso ad arte nell'amministrazione cittadina per produrre diseconomia morale e finanziaria.
Qualche giorno fa si era già prodotta, l'amabile Leo, in una disdicevole intervista con la quale ridicolizzava l'assessore Giuseppe Ruberto, perchè reo di un pensiero osceno: favorire la citadinanza;
poi, com'è d'obbligo fra gli invertebrati, smentiva.
L'ufficio Tributi, intanto, attua un disegno persecutorio nei confronti delle associazioni che si sono distinte negli anni per attività di volontariato encomiabili; ma non è importante, il settore acquisisce temibilità, e quindi potere, se nulla e nessuno (Giunta inclusa) si sentirà mai al sicuro, anche a discapito della legge come nella fattispecie.
Nessuna sentenza, nessun tribunale è al di sopra del settore tributi di Avellino che, a costo di far sopportare spese di giudizio ben al di sopra delle somme difficilmente recuperabili, si avventura continuamente in contenziosi che ripetitivamente fa perdere alla Città.
Chissà che succederebbe se la Leo potesse governare la regione: ogni azienda in sviluppo, ogni attività in embrione sarebbe subissata dalle tasse per l'esigenza psicologica di una mente ristretta, creando un fuggi fuggi generale, ed al diavolo lo sviluppo.
RdM
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